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L'Italia è una Repubblica fondata sulla tv. L'aveva capito benissimo Enrico Vaime negli anni Novanta, quando teneva una rubrica fissa su «l'Unità» di critica televisiva. In realtà, era molto più di questo. Era un diario nitido e preciso della società italiana di quel decennio di grandi cambiamenti, fra l'ascesa irresistibile di Berlusconi, Tangentopoli, la fine della Prima Repubblica e una "nuova" Italia incerta e confusa, fondata appunto sui dati dell'Auditel più che sulle scelte democratiche dei cittadini. Solo uno come Vaime, critico spietato e pessimista geniale, poteva cogliere questi segni dentro il teleschermo, e descrivere con profetica precisione quello che ci avviavamo a diventare come Paese. Prefazione di Maurizio Costanzo. Postfazione di Umberto Marini.